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Da gennaio 2018 è ufficialmente possibile servire anche sulle tavole e nei ristoranti italiani insetti e/o alimenti a base di insetti. Pronti all’invasione? Non c’è fretta.

Mancano ancora le normative specifiche mentre permane più di qualche dubbio interpretativo. All’Efsa (Autorità Europea per la sicurezza alimentare) è stato affidato il compito di delineare le linee guida di riferimento che i produttori devono osservare per presentare al vaglio della Commissione sicurezza i prodotti a base di insetti candidati all’ammissione tra i novel food, nonché il compito di valutare se l’alimento in questione sia idoneo e sicuro per l’uso umano e, quindi, idoneo anche alla vendita e consumo. I lavori sono ancora in corso.

Con nota ministeriale dell’08 gennaio 2018  della DGISAN (Direzione generale per l’igiene e sicurezza degli alimenti e nutrizione) il Ministero della Salute ha chiarito che:

  • ai fini dell’impiego alimentare gli insetti e i loro derivati si configurano tutti come novel food e che al momento nessuna specie di insetto (o suo derivato) è autorizzata per tale impiego;
  • in riferimento all’articolo 35 del Regolamento (UE) 2015/2283 sulle “Misure transitorie è stato stabilito che per le specie in questione deve essere presentata una domanda di autorizzazione, al fine di definire le condizioni atte a garantirne la sicurezza d’uso per una libera circolazione sul mercato UE;
  • in Italia non è stata ammessa alcuna commercializzazione di insetti e pertanto la commercializzazione come alimento di un insetto o di un suo derivato potrà essere consentita solo quando sarà rilasciata a livello UE una specifica autorizzazione in applicazione del regolamento (UE) 2015/2283. (Fonte Ministero Salute).

Nel 2015 l’Efsa si era pronunciata con un parere in materia, escludendo in generale la pericolosità dell’utilizzo di insetti per uso umano, ma le aziende e i produttori che vogliano introdurre e distribuire insetti dovranno comunque accompagnare la loro richiesta con dati sulla sicurezza per il consumo e dimostrare che si tratta di alimenti che fanno parte delle “tradizioni culinarie di altri paesi del mondo.

Ciò significa che prima di poter gustare (e commercializzare) cibi a base di insetti ci vorranno ancora mesi: dovremo attendere le necessarie autorizzazioni ad uso alimentare e l’emanazione di linee guida e regolamenti sulle modalità di allevamento e sul processo produttivo.

La libera circolazione di alimenti sicuri e sani costituisce infatti un aspetto fondamentale del mercato interno contribuendo “alla salute e al benessere dei cittadini nonché ai loro interessi sociali ed economici”.
Aspetti positivi ed elementi di criticità derivanti da un prossimo diffuso consumo di insetti.

C’è chi sostiene che il consumo di insetti rappresenti “un’evoluzione necessaria alla sopravvivenza dell’umanità”. (secondo Fonti Fao entro il 2050 la produzione mondiale di cibo dovrà aumentare di almeno il 70%). In questo scenario, gli insetti possono costituire una soluzione “ecofrendly” (meno consumo di acqua, terreno, emissioni di gas serra), ricca di principi nutrizionali oltre che di minerali, grassi essenziali  e fibra. Per chi li ha provati sono anche buoni.
Fanno impressione? Qui entra in gioco un fattore culturale, sul quale non conviene addentrarsi.

Impatto del consumo di insetti sulla salute

Ma la salute? Le conoscenze attuali sui (possibili) rischi legati al consumo di insetti non sono (ancora) tali e sufficienti da garantire appieno il consumatore. In Europa non esistono studi inerenti le conseguenze a lungo termine dell’uso di insetti nella dieta. Per trovare del materiale bisogna rivolgersi alla letteratura scientifica asiatica non sempre facilmente interpretabile sia per problemi linguistici, che per questioni di metodica. Evidenze critiche sono state riscontrate in merito alla ricerca dei comuni patogeni alimentari, ai pericoli chimici e alle condizioni di allevamento, in particolare con riferimento alla scelta del substrato di coltura.
Con riguardo ai batteri, per esempio, dovrà essere esclusa sia la presenza di patogeni notoriamente dannosi per l’uomo (modalità e tempi di cottura, unitamente a tecniche di lavorazione univoche e standardizzate potrebbero essere sufficienti a ridurre al minimo/azzerare il rischio di contaminazione batterica), sia accertato che non vi siano altri microrganismi (di fatto oggi sconosciuti) potenzialmente dannosi. Analogo discorso per i contaminanti chimici insiti nell’alimento (non tutte le parti degli insetti sono ugualmente commestibili per l’uomo e/o facilmente assimilabili/digeribili dal consumatore europeo medio) oppure indotti dall’esterno attraverso l’uso di sostanze antibatteriche, concimi pesticidi, antimicotici e simili.

Substrati di coltura e problematiche connesse all’allevamento intensivo degli insetti
Particolare attenzione dovrà essere posta alle condizioni di allevamento degli insetti, in specie riguardo la scelta del substrato.“Mucca pazza” è un ricordo non troppo lontano e rappresenta un esempio piuttosto efficace dell’importanza di attente analisi. Ad oggi non si possono del tutto prevedere i rischi derivanti dall’utilizzo di substrati economici, ma ad alto impatto microbiologico come, per esempio, le deiezioni animali. Anche sotto il profilo chimico, vanno valutati i rischi derivanti dal possibile accumulo di sostanze pericolose.
Da considerare anche la sicurezza degli allevamenti, le criticità igienico sanitarie, le possibili antibiotico resistenze, la compatibilità delle prassi richieste con la sicurezza del consumatore e le logiche di profitto economico- commerciale, il problema del benessere animale (anche questo campo del tutto inesplorato).

Allevamenti intensivi di insetti
Anche per gli insetti si potrà prospettare la necessità di ricorrere ad allevamenti intensivi e/o semi intensivi, per soddisfare la necessità di produrre grandi quantitativi coniugando efficacemente logiche di profitto e di gestione anche sotto il profilo sanitario. Il vero problema non sarebbe tuttavia, a detta degli esperti di zooprofilassi, l’allevamento intensivo in sé, quanto la gestione delle eventuali lacune nel sistema di biosicurezza, particolarmente importante nel caso di insetti. Non trascurabili appaiono, infine, le problematiche ambientali e di impatto dei residui d’allevamento (deiezioni) e dei sottoprodotti di lavorazione, rispetto a cui non si può ancora dire molto.
Intuitivamente si profila anche la necessità di prestare particolare attenzione alle specie da allevare, in ottica di contenimento del rischio di possibili fughe dall’allevamento e di non turbativa degli equilibri ecologici. L’insetto nel piatto?
In questa materia c’ ancora molto da lavorare e da sperimentare “sul campo”.
Il bisogno potrebbe esserci, le ragioni anche: mancano le autorizzazioni legislative, l’allevamento e il consumo degli insetti a uso umano, di fatto, ancora interessante settore di nicchia.
E il consumatore, che cosa dice?

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