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Ian-pollo

Ian non è una persona.
Ian è un pollo da allevamento.
I polli, si sa, sono allevati per essere mangiati.
Ian non fa eccezione, se non per il fatto che Ian è sopravvissuto alle crocchette fatte delle sue carni.

Ian è, infatti,  il primo caso di produzione di carne “pulita” (“clean meat”, in inglese), una produzione fatta in laboratorio dove non si torce una “piuma” ai polli. L’esperienza, sviluppata nei laboratori della ditta Just con base a San Francisco (USA), ha avuto inizio con una piuma di Ian. Da questa si sono estratte un gruppo di cellule del pollo che poi sono state fatte crescere in laboratorio all’interno di un brodo genetico.

Le cellule si sono moltiplicate e duplicate più volte fino a diventare carne di pollo – di Ian per l’esattezza. Coscia, petto, ala? poco importa, fibra muscolare di pollo che lo chef Bowman ha poi cucinato e servito in un conviviale picnic a un gruppo di amici.

Questo nuova modalità di allevamento potrebbe davvero stravolgere il modo in cui in futuro la carne potrebbe arrivare nel nostro piatto. Una modalità che promette non solo carne “cruelty free” ma anche di qualità perché priva dei componenti di rischio degli allevamenti tradizionali: uso di antibiotici e pandemie animali.

Il caso del pollo Ian si aggiunge a quello più conosciuto dell’hamburger da 1 Milione di Euro del prof. Mark Post.
Ciò che stupisce è la velocità con cui queste nuove metodologie stiano avanzando. Just, l’azienda che ha creato la carne di pollo in laboratorio, conta di avviare la produzione commerciale entro la fine di questo anno.

Carne di hamburger e di pollo in vitro sono oramai una realtà. La strada è tracciata e potrebbe essere davvero una modalità “dirompente” per gli impatti di produzione, ambientale e di sostenibilità del nostro pianeta.

E’ il futuro? al momento è di certo una via ben avviata.

Nel frattempo il pollo Ian ringrazia.

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